Gli antinfiammatori (FANS) e la corsa: come la penso.

C’e' una categoria di farmaci che più di tutte vedo entrare nella routine dei runners con facilita’ e su cui mi vengono spesso rivolte domande: e’ quella dei FANS, i farmaci antinfiammatori non steroidei. 
La maggior parte delle persone ha sicuramente confidenza col nome del loro principio attivo ad esempio ibuprofene, ketoporfene, nimesulide e acido acetilsalico, sostanze strutturalmente diverse ma dotate - seppur in modo diverso - di attività antinfiammatoria, antidolorifica e antipiretica grazie alla loro capacita’ di inibire la ciclossigenasi, l' enzima coinvolto nel processo infiammatorio.
Il primo motivo per cui gli atleti tendono a ricorrere ai FANS e’ facilmente intuibile. Chi fa sport infatti si trova spesso a dover gestire la difficile convivenza tra i problemi dovuti ai traumi da attivita’ sportiva, come la sopportazione di dolori muscolari o osteo-articolari o un malanno improvviso, e un programma di allenamento o addirittura una gara. Solo che nel farlo, accade spesso che si ritrovino imprigionati in un circolo vizioso da cui e’ difficile uscire e che ha come unica vera causa la fretta.
Lo dico subito: trovo corretto e spesso indispensabile utilizzare gli antinfiammatori, ma a patto che siano all’interno di una terapia mirata e in un intervallo di tempo limitato. Ritengo invece sbagliato oltre che dannoso usarli per non dover interrompere gli allenamenti o rinunciare a una gara e in generale ogni volta che stiamo (in)consciamente pensando a rimandare il problema anziché risolverlo. Anche perché con ogni probabilità quel problema si ripresenterà, con gli interessi. 
Non dimentichiamo infatti che l'infiammazione è un meccanismo di difesa del nostro corpo, indotto da stimoli di diversa natura (termici, fisici, chimici, biologici ecc.) ed e’ un modo molto esplicito con cui l’organismo ci fornisce un segnale di lesione. Allenarsi imbottiti di medicine non fa altro che affaticare un il corpo già intensamente impegnato a rimettersi in forma. Inoltre, la spiccata attività antalgica degli antinfiammatori ci porta ad ignorare i segnali di stress e a lavorare su un distretto già infortunato, con il rischio di aggravare ulteriormente la situazione ed allungare i tempi di recupero. A questo va aggiunto che l’utilizzo dei FANS va sempre limitato nel tempo perché gli effetti collaterali (soprattutto a carico di fegato e intestino) possono essere importanti e piuttosto rognosi da gestire.

Penso quindi che l'arma migliore che abbiamo sia come sempre la prevenzione e la conoscenza dei nostri limiti ed evitare di sovraccaricare il nostro corpo quando non ci sentiamo al top. E' vero che la corsa sviluppa la resilienza (termine che va tanto di moda), ma tra l’essere resilienti e masochisti c’e' un ampio margine di manovra. Per evitare di di dover ricorrere ai farmaci il più delle volte basterebbe tenere a mente alcuni accorgimenti:
  • quando abbiamo piccoli fastidi o dolori ricordiamoci che il ghiaccio è il nostro migliore alleato e impacchi di 10-15 minuti possono ridurre molti processi infiammatori 
  • i massaggi hanno importante azione terapeutica e affidarsi a un buon fisioterapista spesso può essere risolutivo di tanti problemi
  • stretching prima dell'allenamento e allunghi finali non sono tempo perso ma ore di infortunio evitate
  • fermarsi quando si e’ stanchi: la stanchezza (dovuta ad esempio a tempi di recupero insufficienti) e' la prima causa di infortunio a livello muscolare, ma anche di distrazione (vi e’ mai capitato di appoggiare male un piede o di inciampare in una radice perche’ anziché correre vi state trascinando?)
  • l'alimentazione può fornirci sostanze utili a rinforzare muscoli e cartilagini (vitamina C in primis)
  • stiamo attenti alle scarpe: correre con calzature scariche puo’ aumentare notevolmente il rischio di infortuni
C’e’ poi un secondo motivo per cui gli atleti tendono a ricorrere ai FANS, in particolare acido acetilsalicilico e ibuprofene. 
Fino a qualche anno fa si pensava che l'assunzione di aspirina o suoi derivati prima della gara, determinando un aumento della fluidità del sangue e favorendo l'ossigenazione tissutale, potesse garantire un vantaggio nelle gare di endurance. In realtà è una pratica controproducente che può svantaggiarci in gara (determinando crampi) ma anche favorire l' insorgenza di problemi a carico dell'apparato gastrointestinale e affaticamento renale con possibile comparsa di tracce di sangue nelle urine.
Inoltre l’acido acetil salicilico usato in concomitanza con la caffeina viene talvolta utilizzato da atleti di endurance come ergogeno, ossia per aiutare il corpo a liberare energia, pratica che su un atleta amatore può essere molto più efficacemente sostituita da un buon allenamento con molti meno rischi. 
Altri atleti ricorrono invece all' ibuprofene prima di una competizione per ridurre la sensazione di fatica nelle prove di resistenza soprattutto sulla lunga distanza (maratone, triathlon ecc). L’effetto antalgico di questo antinfiammatorio dura due/quattro ore e viene assorbito rapidamente, quindi gli atleti tendono ad usare questa sostanza per arrivare meglio alla fine della prova e a sentire meno i dolori muscolari da sforzo nelle fasi finali delle competizione. Il rischio in questo caso e’ di ignorare lo stato di forma del nostro corpo in virtù di un risultato in una fase delicatissima della gara in cui il nostro corpo ha bisogno invece di essere ascoltato e rispettato.


I FANS sono farmaci importanti e non sono contrario in generale al loro utilizzo. Non starò a fare la paternale e da atleta capisco chi magari alla vigilia di una gara importante (costata magari mesi di allenamenti, cene saltate, uscite mattutine, corse a 30 gradi o sotto il vento, domeniche spese in lunghissimi estenuanti) subisce un piccolo trauma fisico e per partecipare alla competizione ricorre occasionalmente a una bustina di antalgico. Ma facciamo in modo che gli unici fans delle nostre corse siano quelli che ci incitano a bordo strada e che gli antinfiammatori non diventino mai i nostri compagni di allenamento.

Commenti